"Ode alle favole"


Stavamo io, Claudio ed il cane: tutti sciangati dopo un lungo viaggio nel deserto arido e bonzo. Eravamo distrutti tutti e tre: io, Claudio e pure il cane. Faceva un caldo Pluviale, viceversa non pioveva mai. Ci sedemmo su tre budini per riposarci un po', ma il sole scallava i piedi, i brulidi raggi infuocavano il cielo. Ed io avevo sete; Claudio un boco; il cane no. Un lungo viaggio negli U.S.A. (Unione Sovietica) ci aveva trasformati in poeti di successo, cantastorie, piccoli fans. La notte era ormai giunta: ooh, viaggio breve e solingo, muso ispiratore di folli versi, pozzo di gotto del cuore, giamaica ti scorderò. Come potrei, me cellino; dovere mi chiama, ovvero proverò la mia innocenza di fronte a voi, dighe e dogane dei miei pensieri. Filippico è colpevole: cielo dice il vento giongotto, la sabbia prolina, un tramonto cento ceglie. Quanto cuore sparso sulle palme in procinto; e noci di cocco senza latte ed ancora oceani di perdi d'Aquino. Absurdus est!! Che non è possibile!! Ma la volontà moverà la penna e la question d'onore si spariglia. Virtus Casarano allor ci cova, tra le dolci favole orientali ed il meschino esilio. Ai mestrui l'altra sentenza...


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