La Lampada Più Magica di Quella di Ala Dino


     Al tempo che non era nato nemmango Benny il vichingo, l'India era un paese che non ci stava una lira, molti erano poveri e malati e quasi tutti erano affalliti. Gli indialetti stavano zitti per tutto il giorno e poi la notte si umbriacavano e si fumavano i pipaletti e le ciungomme.
     I bambini erano anche poveri, però erano più piccoli e ci dicevano le parolacce ai preti; poi, quando finivano, andavano a caccia di ramallini e di piccoli bolscioi di bosco. Fra questi bambini c'era uno che si chiamava Allì. Allì era molto educato e diceva le parolacce di nascosto ma non aveva mai detto becille a nessuno.
     Un giorno Allì stava giocando a nascondino con i suoi amici Ié Iez, Pezzo Pezzo quando si nascose in mezzo alle frasche e ci trovò una lampada d'oro massello. E proprio quando si strusciò i diti sopra, scoprì che era una lampada magica: all'improvviso combarì un mago coi mustazzi lunghi e le recchie di gomma che si chiamava Mago Nicola. Dapprima Allì si spantò e ci venne una catarsi alla gola; poi si prese coraggio e ci chiese al mago quanti desideri poteva esprimersi. Il mago Nicola rispose "Tr moun" che in lingua itterizia significava "tre, ora".
     A questo punto il piccolo Allì rimase traumato: non ci poteva credere che fra tutti gli indialetti era stato scelto lui. Ma quando il mago Nicola ci disse che era proprio un caforio se non esprimeva i desideri, Allì si mise a pensare e poi ci disse in ordine alfabetico che: a)voleva inzillare con tutte le femmine indialette; b)voleva tanti terrisi che si doveva comprare una Porsc e tanti pozzi di petroglio e pure di oro nero; c)voleva diventare amigo indimo del mago Ala Dino.
     Quando sentì i primi due desideri il mago Nicola si sentì molto bigolo ma appena che sentì il terzo ci scappò un urlo fucile che la terra trimilò tutta. Infatti il mago Ala Dino era il suo nemico peggiore e non lo poteva proprio vedere perché faceva sempre il fichetto; il mago Nicola era così furioso che scancellò tutti i desideri di Allì e se ne andò nella lampada del combagno suo a fare i compiti anche se, a scuola, stava già parlato.
     Fu così che al povero Allì ci zimpillarono gli occhi e ci passarono tante idee per la testa che mò le vedeva, mò non le vedeva più e cetera. Allora, scazzolato dalla rabbia, decise che il mago Nicola doveva pagare e pensò di aprire la lampada e di farci un brodino vegetale con il cillo; così, anche se si metteva un po' avvergogna, riuscì a riempirla tutta. Il mago Nicola scombarì per sempre nei fondali perché si era scocciato di nuotare, di fare tanti stili (lo zoppetto, il calesse, la mantella) ed anche perché era diventato quasi zologno.
     Allì non ci disse mai a nessuno questa storia e restò povero per tutta la vita e a dirci le parolacce ai preti: mamai becille.
Fine.


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